Ascolto.
E' un ascolto senza sforzo,
non posso farne a meno.
E' l'ascolto.
Una forza che mi assorbe,
non da fuori:
è tutta mia.
E non è che lo voglia:
è lo stato dell'ascolto,
è il sentire dell'ascolto
o l'ascolto del sentire
che mi inebria della vita.
Il profumo intenso dentro il bosco
o sul lago e nel mio giardino:
verde, giallo, bianco, rosso,
e azzurro, lilla, arancio, viola,
di foglie e fiori, di rami e steli
di cielo e mare.
Poi la brezza che sussurra,
il vento che ti sposta,
che gioca con la giacca;
e la pioggia di primavera,
poi d'estate e poi d'autunno.
E il sole? Ah, il sole!
Luce e calore, calore e luce:
il mio viso è un girasole.
E sento note e melodie,
salti tonici improvvisi,
già alle cinque del mattino,
tutto il giorno fino a sera;
forse fringuelli,
forse passeri e usignoli,
e ci sono certo rondini
e sui tetti gli stornelli.
Ascolto, ascolto tutto
e quasi mi ubriaco
se mi lascio trasportare,
perché è tutto troppo bello
per non ascoltare tutto.
E ascolto ancora un po',
sento il corpo, grande orecchio,
che risuona e riverbera
prima qua, poi là.
E l’ascolto è ancora dentro,
è una forza che mi assorbe,
che mi inebria, che mi piace,
mentre parlo…
mentre canto…
mentre leggo…
la mia voce!
La mia voce!
Ah, non smetto più
di parlare, di cantare,
di gridare,
recitare e leggere
fiabe, favole e canzoni:
la mia voce!
La mia voce!
Che mi ascolta e finalmente vive.
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