venerdì 30 marzo 2012

Le (mie) quattro stagioni

Fa freddo d’inverno!
                               Se poi c’è la neve!
E allora che fai?
                               Sto in casa, al calduccio.
Eh già! Che fortuna!


Primavera è più mite.
                               Ma spesso c’è pioggia...
E allora che fai?
                               Sto in casa, all’asciutto.
Eh già! Che fortuna!


Fa caldo d’estate!
                               Se poi c’è quell’afa!
E allora che fai?
                               Sto in casa, al bel fresco.
Eh già! Che fortuna!


Ed ecco l’autunno!
                               Né caldo né freddo.
E allora che fai?
                               Sto in casa, così... tengo il ritmo. 
Be'...! Ehm... Che fortuna...!

martedì 27 marzo 2012

Equilibrio

Dolce far niente,
equilibrio semplice,
armonia degli opposti.
Guardare fuori
senza velleità,
senza desideri,
in pace.
Nuovi spazi da vivere:
è meraviglia
nutrita di fiducia
e disegni futuri
che diventano oggi,
per sempre.

sabato 24 marzo 2012

La tentazione più forte


La tentazione più forte
quando si è abbattuti
è abbattersi ancora di più,
sempre più in basso
fino a trovare il cupo che nasconde
la realtà
con il sonno.
E' difficile
la serenità
quando mi sento oppresso
da ciò che è fuori.
Ma trovo la forza di rialzarmi,
di riemergere,
per tornare alla realtà,
perché non mi sfugga
nel suo prezioso passare di attimi.

venerdì 23 marzo 2012

Ci sono giorni

Ci sono giorni che sembrano
caderti addosso,
senza possibilità di scampo.
Ma se hai il coraggio
di guardare oltre il tuo mondo,
ci sono due braccia aperte
che aspettano solo
di chiudersi intorno a te.

E che fare?

E che fare
per superare questo stato
di sconforto,
malinconia,
scoraggiamento?
Starci dentro
e respirarlo
e agire,
per continuare la vita,
l'impegno,
il necessario sforzo di certi momenti,
nonostante questo sentire
che mi spinge a lasciar perdere
abbandonare, rinunciare.

martedì 20 marzo 2012

La fine dell'iter


(ossia: ghere nient de fa’ – non avevo niente da fare)

Momenti di cambiamento,
di liberazione e divento
irrequieto, con la smania
di trovare soluzioni
nuove che diano armonia
tra il sentire interno e il fuori.

Così cerco di portare
le cose dove sfruttare
la possibilità di esprimere
al meglio le ispirazioni,
senza per questo dovere
rischiare eventuali infezioni.

Sì, perché lo studio dove
di solito lavoro, nove
su dieci non riscalda,
anche se termosifone
e soffio d’aria calda
accendo con attenzione.

E allora studio spazi
‘ché in cucina utilizzi
il computer, per riuscire
a trascrivere quanto scritto
di mia mano all’imbrunire
o la musica che ho intuito.

Per non avere uscite
monetarie inaudite,
proporrei al fratello
di rendermi ospite
suo con l’elettro fardello
mio, lì, vicino allo stipite.

Ma è un iter senza fine,
la mente è solo incline
a fare confusione,
benché sia il controllo
della nuova situazione
che vuole il mio cervello.

La testa mi fa male
assai, mi chiedo quale
possa essere la cura
più appropriata e penso
che usare la scrittura
stemperi il pensiero denso.

Così è nato questo…
oh, la rima!?… discosto
dallo scrivere d’un getto
il pensiero come passa
per la mente… poemetto?
Non granché, ma mi rilassa.

Dovrei forse dormire
un poco, e nelle spire
del sonno, reclamato
a gran voce dal mio
stesso stato alterato,
dirgli con coraggio: Addio!

Ora sì, vado a letto
una mezz’ora, e mi metto
lì tranquillo per il tempo
necessario, purché la mente
lasci libero il campo
dai pensieri… all’ist…ante…

sabato 17 marzo 2012

Umane scie in rosa

Gennaio va al tramonto,
guardo in trasparenza
il cielo, alla finestra. 


Sulla tela celeste,
vedo ad alta quota
bianchi tratti dipinti.

“La lunga notte” canta
e quelle scie il sole
rifrange in rosa.

giovedì 15 marzo 2012

La risposta


Le mie tenebre mi spaventano,
buie e pesanti come sono.
Ho paura di restare sopraffatto
da un profondo scuro
che non vedo esattamente,
un insieme che non distinguo.
Mi spaventa non capire
come conviverci.

Però se ascolto Crazy
mi sento intenerire
e trovo pace nel toccare il fondo.
Vorrei piangere
e liberarmi da questo peso
che mi rallenta
e non vedo il mio futuro,
che è nefasto
nell’avanzare genetico.

Non so come convivere
con le tenebre che ho dentro,
e non è ancora finita,
non so quando finirà,
mi chiedo se mai finirà
la visione continua
di tenebra pesante,
di tenebra e ingiustizia.

D’altronde prima o poi
così dovrà essere
perché non c’è alternativa
a questa vita,
siamo fatti così,
creati così,
ad immagine
di una libertà devastante
e di una sofferenza
che non ha ragione d’essere.
Se non che è così.
E quindi
prendere o lasciare;
alternativa che non c’è
per chi sente e crede,
io per esempio,
che l’unica soluzione
è prendere tutto a piene mani.

Qual è la libertà?
Cos’è la libertà?
Non avere alternative
è la libertà,
la forza di stare in quello
che non ho chiesto,
desiderato e voluto.
Libertà è scegliere
l’unica alternativa possibile,
che, per quanto pesante,
è per la vita,
coglierne l’essenza,
dando bando a desideri,
preghiere e sogni
di un’altra vita.
E se penso che
Dio ha sbagliato,
questo è quello che mi ritrovo;
devo farmene una ragione.

Allora... è tutto chiaro?
Non ci sono tenebre?
Niente da capire,
se non convivere
e l’unica ragione
è che non c’è ragione,
né probabilmente
ci deve essere.
Il difficile è questo
non capire, non sapere
il perché
e tanto più se esiste un perché.

Questa è la vera tenebra:
vivere senza chiedere perché,
o non avere una risposta
alla domanda universale.
Eppure vien da chiedermi
perché posso chiedermi perché,
se non posso avere una risposta
...e risposta magari non c’è.

mercoledì 14 marzo 2012

Apparenti incoerenze


Apparenze incoerenti
sparse in giro per la casa,
linee nere penzolanti,
bianche, grigie, od anche rosse,
sono lì ad aspettare,
in lampante e bella vista
di grovigli e labirinti 
sovrapposti o radunati,
d'essere tramite di luce
nutriente, funzionante.

Ma disordine non è
se il pensiero è respirato
dall'intento di capire
quale sia il giusto arcano
che dà senso a quell'intrico.

Niente è solo come appare,
niente di per sé evidente.

lunedì 12 marzo 2012

Ascolto

Ascolto.
E' un ascolto senza sforzo,
non posso farne a meno.
E' l'ascolto.
Una forza che mi assorbe,
non da fuori:
è tutta mia.
E non è che lo voglia:
è lo stato dell'ascolto,
è il sentire dell'ascolto
o l'ascolto del sentire
che mi inebria della vita.
Il profumo intenso dentro il bosco
o sul lago e nel mio giardino:
verde, giallo, bianco, rosso,
e azzurro, lilla, arancio, viola,
di foglie e fiori, di rami e steli
di cielo e mare.
Poi la brezza che sussurra,
il vento che ti sposta,
che gioca con la giacca;
e la pioggia di primavera,
poi d'estate e poi d'autunno.
E il sole? Ah, il sole!
Luce e calore, calore e luce:
il mio viso è un girasole.
E sento note e melodie,
salti tonici improvvisi, 
già alle cinque del mattino,
tutto il giorno fino a sera;
forse fringuelli,
forse passeri e usignoli,
e ci sono certo rondini
e sui tetti gli stornelli.
Ascolto, ascolto tutto
e quasi mi ubriaco
se mi lascio trasportare, 
perché è tutto troppo bello
per non ascoltare tutto.
E ascolto ancora un po',
sento il corpo, grande orecchio,
che risuona e riverbera
prima qua, poi là.
E l’ascolto è ancora dentro,
è una forza che mi assorbe,
che mi inebria, che mi piace, 
mentre parlo…
mentre canto…
mentre leggo…
la mia voce!
La mia voce!
Ah, non smetto più 
di parlare, di cantare,
di gridare,
recitare e leggere
fiabe, favole e canzoni:
la mia voce!
La mia voce!
Che mi ascolta e finalmente vive.

Ho un peso sul cuore


Ho un peso sul cuore,
come non ne ho provati da anni.
mai avrei immaginato
che dare una svolta
alla mia vita,
mi sarebbe costato così:
sentirmi escluso,
completamente estraniato
e bollato.
E in più, ciò che
ha cambiato le cose,
ciò per cui ho deciso di cambiare,
è quasi inesistente,
forse nascosto.
Non dovrei lasciare
che le situazioni si complichino
al punto
da non farcela quasi più,
arrivare a pensare
che è stato uno sbaglio...
E il rischio
del non-conosciuto
lo conoscevo,
mi ha sfiorato,
l'ho sbandierato
e ne ero fiero...
Ma c'era
il rischio del rischio,
dell'assolutamente imprevedibile,
che non si intravede
nemmeno per puro caso, tra la folla delle possibilità.
Eppure anche questa è la vita
e solo la vita capisce
quanto sia dura viverla,
duro soprattutto trasformare
in vita
ciò che non ne ha neppure le sembianze.
Ma è pur sempre vita,
anche se la constatazione
non consola, né forse può consolare,
semmai formare, forgiare,
manipolare, piallare,
modellare... la nostra visione,
il nostro immaginare,
le nostre aspettative,
fino a farle collimare
con la vita, che è vita da sempre
e noi a cercarla,
da sempre, diversa.
Riuscirò, e riusciremo,
a farmi invadere dalla vita,
a rendermi vita
senza cercarla oltre?
Non lasciarmi, vita,
ma rendimi forte;
fatti conoscere,
e non ci sarà niente di strano
di cui aver paura.

domenica 11 marzo 2012

Niente di te

Verrei ovunque ti trovi
solo per la gioia di vederti
e senza disturbarti contemplare
la danza dei tuoi attimi.
Perché sei come sei,
un giglio bianco
la cui elegante luce
si irradia spontaneamente.



Vivrei ogni tuo momento,
perché niente possa perdere di te,
che lavori o ti riposi,
quando scrivi o pensi al mondo.
Ti guarderei continuamente,
lungi da me indurti in imbarazzo:
vorrei solo ti sentissi ammirata
per la tua dolce e intima bellezza.

mercoledì 7 marzo 2012

Attesa



La mia è una vita di attesa...
Attesa che venga il giorno quando non riesco ad addormentarmi.
Attesa che vengano a prendermi quando devo tornare a casa.
Attesa che venga il momento giusto.
Attesa che la donna della mia vita, se esiste,
mi incontri per strada e con un lungo sguardo mi dica: ciao, sono io.
Se esiste...


La mia vita è attesa
di far combaciare i miei tempi con i tuoi
per evitare di non incontrarci mai.
E' attesa che smetta di piovere e il sole mi riscaldi le ossa.
E' attesa che la motovedetta venga a salvarci
dal naufragio di questo barcone su cui siamo in troppi.
L'attesa a volte mi snerva perché non posso più aspettare,
perché desidero che tu mi prenda fra le tue braccia
ora
e mi dica che non mi lasci più.
Attendo che la mia attesa finisca e la mia vita
abbia finalmente il senso che gli spetta di diritto.


La mia vita è attesa
da chi mi ha voluto in questo mondo,
dall'amico che mi invita a cena e io non posso mai andarci,
da chi spera che prima o poi avrà un figlio tutto suo...
e se non arriva lo faccio da me!
Come mi prenderò la libertà di non attendere il mio turno,
perché va bene aspettare, ma poi c'è un limite!
Aspetto che un miracolo cambi la mia vita per sempre
e nell'attesa prego che si avveri.


La mia è una vita di attesa...
L'attesa di diventare grande
e così essere finalmente libero di fare cosa e come mi pare.
Attesa che inizi lo spettacolo perché mi voglio divertire,
che si apra il sipario e finalmente possa esprimermi.
Attesa che qualcuno, almeno uno, rida alla mia battuta.
Attesa che finalmente lei arrivi per andare al mare.


La mia è una vita di attesa...
E il giorno che lo capirò fino in fondo
potrò godermi davvero un istante come questo,
mentre sono qui,
disteso su un prato
a guardare il cielo con un filo d'erba fra le labbra...
Ma ora...no,
ora devo andare...
mi aspettano...
e devo rientrare.

martedì 6 marzo 2012

Ho incontrato due occhi

Ho incontrato due occhi,
gli occhi di una donna che conosco.
Sono stati inosservati
quasi non veduti,
come fossero gli occhi di chiunque.
Ma è stata quella sera,
e per essa ne ricordo altre,
che il velo invisibile per il quale
non vedevo,
si è strappato: e allora
eccoli, quegli occhi meravigliosi,
la cui bellezza mi ha inondato
fino all'intimo dell'intimo.
Improvvisa è sgorgata
l'emozione,
tanto da intimorirmi
e, invero, rattristarmi…
come sempre mi succede:
non vorrei forse mai palesare
il piacere di quegli attimi così forti,
per l'apparente convinzione
che una volta conosciuto
faccia nascere desiderio di distanza.
E allora imbarazzato
tolgo svelto lo sguardo,
perché sono disarmato - questo penso! -
Basta un attimo…
e di nuovo quegli occhi così belli,
sono quelli che ho incontrato come gli occhi di chiunque.

domenica 4 marzo 2012

Emozioni

Emozioni,
attimi intensi,
correnti improvvise
che si accendono dentro
e intorno trasmettono.
Questioni di vita, di vita vissuta,
tanto che dirne è sempre difficile.
Eppure loro,
le emozioni,
sono loro, alla fine, che raccontano se stesse.
Noi,
che altro siamo noi
se non gli strumenti di questo narrare
fatto di musica e parole,
forme e colori, immagini e suoni,
mani che plasmano,
occhi che guardano,
orecchie che ascoltano…
Siamo certo orchestrali di una sola sinfonia,
canali diversi per l'unico scopo:
le nostre emozioni, maestre di vita,
che vogliono vivere ed essere libere
e guidarci, allora,
là dov'è il nostro cuore.

venerdì 2 marzo 2012

Il vento e l'uragano

Disse il vento all'uragano:
“Oggi tu mi pari strano...
non del tutto possidente
del tuo solito mordente”



Glielo disse senza bora,
con un soffio assai leggero,
come brezza e con l'intento
d'esser libero e sincero.



Si riscosse l'uragano
per rispondere al parente
e lo fece con potenza,
grande forza ed eloquenza.



“Non son certo deficiente!
Riprendevo... solo fiato (!)
per un attimo mancato,
ma io non ho perso niente!”



Disse il vento: “No...davvero...
non volevo ardire tanto,
ma al momento m'era parso
che non fossi ben presente”



L'uragano allor riprese:
“Ma che t'è saltato in testa?
M'ero proprio limitato
a riprender giusto fiato!”



“L'ho capito” disse il vento
“era solo un'impressione
personale, passeggera...
se l'ho detta è per cura.



“Oh, ma l'ho capito anch'io”
disse ancora l'uragano
“ma di nuovo, t'assicuro,
non è stata deficienza!”



'Che altro dire' pensò il vento
'se s'è giunti a questo punto?'
Ogni soffio per chiarire
quale fosse l'intenzione



ha ottenuto per risposta
malcelata turbolenza.
“Bene...allora...son contento...”
disse un poco afflitto il vento.

giovedì 1 marzo 2012

Se dovessi fidarmi di ciò che vedo

Se dovessi fidarmi di ciò che vedo
dovrei dire che il sole gira intorno alla terra,
come fa la luna.



Se dovessi fidarmi di ciò che vedo
dovrei dire che oltre la linea dell'orizzonte
non c'è altro.



Se dovessi fidarmi di ciò che vedo
dovrei dire che le api più che raccogliere il polline
si stanno abbuffando.



Se dovessi fidarmi di ciò che vedo
dovrei dire che la luna rischiara la notte perché risplende
di luce propria.



Se dovessi fidarmi di ciò che vedo
dovrei dire che il limite è il chiaro segno di un destino
insopportabilmente determinato.